Tornare a disegnare come un bambino
- Paola Panero

- 5 ott
- Tempo di lettura: 1 min
Picasso diceva: “Ci ho messo tutta la vita per imparare a disegnare come un bambino.”
E ogni volta che penso a questa frase, la sento profondamente mia.
Non la percepisco come una citazione famosa, ma come una confessione.
Forse perché ogni volta che mi trovo davanti a una tela, sento la necessità di vivere quella stessa semplicità.
Non è facile.
Ci vuole coraggio a dimenticare tutto ciò che si è imparato.
A lasciare andare le regole, la tecnica, l’idea di come “dovrebbe” essere un quadro.
A mettere da parte perfino la paura di sbagliare.
Ma è solo in quel momento, in quelle poche volte in cui mi spoglio di tutto, che sento nascere qualcosa di vero.
Quando riesco a guardare i colori senza pensare, a seguire un gesto senza chiedermi dove porterà, a fidarmi di quell’impulso che arriva da dentro, allora sì, lì c’è qualcosa di puro.
Forse è questo che significa “tornare bambini”:
non essere ingenui, ma liberi.
Non dimenticare ciò che si sa, ma scegliere di non lasciarsene intrappolare.
Smettere di giudicare ogni segno, ogni scelta, e semplicemente esserci.
A volte mi accorgo che più cerco di controllare, più mi allontano da quella verità silenziosa che la pittura mi offre.
E allora provo a respirare, a lasciare andare tutto.
Solo così posso davvero creare.
Creare solo per il gusto di farlo, con entusiasmo, curiosità e fiducia.
È un abbandono consapevole, un lasciarsi guidare da qualcosa di interiore, di autentico.
Forse è lì, in quel momento di libertà totale, che nasce davvero l’arte.




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