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La delusione come incontro con sé stessi

La delusione più forte, spesso, non nasce da ciò che facciamo, ma da ciò che non viene riconosciuto. Quando un’opera non viene capita, quando un gesto creativo viene guardato con indifferenza o giudicato con leggerezza, si apre una ferita silenziosa. È il momento in cui ci sentiamo messi in discussione, non solo come artisti, ma come persone.

Eppure, proprio in questi momenti, l’arte può diventare rifugio e forza.

La delusione ci costringe a guardarci dentro: a chiederci perché dipingiamo davvero, per chi, per quale necessità interiore. Se il riconoscimento esterno manca, resta l’ascolto di sé stessi. E a volte proprio lì troviamo la risposta più vera: dipingere non per piacere agli altri, ma per esistere in autenticità.

Il rapporto con gli altri può ferire, ma anche rivelare quanto sia necessario il rapporto con sé stessi. Accettare la delusione significa non lasciarsi fermare dal giudizio, ma trasformarlo in spinta a credere ancora di più nella propria voce interiore.

La delusione allora diventa maestra severa, che insegna il coraggio di continuare il cammino creativo, anche quando fuori non ci sono applausi.

 
 
 

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