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L’insoddisfazione come punto di partenza

L’insoddisfazione nella pittura non è soltanto un vuoto o un mancare di qualcosa. È spesso il segnale che ci muove, che ci spinge a cercare oltre, a non accontentarci di quello che abbiamo già raggiunto. Nella mia ricerca artistica, l’insoddisfazione è quasi una compagna di viaggio: mi ricorda che ogni quadro finito non è mai un punto di arrivo, ma solo un passaggio verso altro.

Questo sentimento, che a volte può sembrare pesante, si trasforma in energia creativa. Mi costringe a guardare più a fondo, a interrogarmi, a provare nuove strade. È un pungolo che non lascia spazio alla staticità, che mi invita a rinnovarmi, a mettermi in discussione, a osare.

Forse non si tratta di una mancanza da colmare, ma di un dono nascosto: quello che permette di restare vivi, attenti, sensibili e in continua trasformazione.

L’insoddisfazione non è un peso, ma una spinta.

È il segnale che mi invita a cercare oltre, a non fermarmi mai.

Ogni quadro concluso non è un arrivo, ma un passaggio.

L’insoddisfazione diventa energia creativa, trasformazione continua.

 
 
 

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